Cronache borgognone, parte quinta di sette
I migliori Village della Côte de Nuits, dall'accessibile all'irraggiungibile
Ci abbiamo girato intorno per due mesi: da Chablis a Beaune, da Mâcon a Mercurey, abbiamo toccato ogni anfratto della Borgogna, compresi quelli davvero misconosciuti, senza parlare del cuore dell’impero, dove si producono i più grandi, i più ricercati, i più costosi vini del mondo: la Côte de Nuits.
Nuits Saint-Georges, Vosne-Romanée, Chambolle-Musigny, Morey Saint-Denis, Gevrey-Chambertin. Ma anche Flagey-Echezeaux, Vougeot, Fixin e Marsannay. È diventato ormai impossibile (o quasi) scovare vini accessibili in questa zona, quelli buoni sono l’oggetto del desiderio di chiunque ami il vino e i prezzi lo riflettono.
Già, i prezzi. La 2022 è finalmente un’annata di buone quantità, e la bolla di due anni fa è ormai scoppiata lasciando i cru più speculativi, sul mercato secondario, a prezzi che sono anche il 30 o 40 per cento meno dei massimi storici. La conseguenza è che chi ha tanto vino ha abbassato i prezzi dei 2022 del 10-15 per cento, dopo che in dieci anni quelli alla fonte sono più che raddoppiati e quelli al dettaglio sono aumentati anche di dieci volte. Sì, il 1000 per cento. Chi ha poco vino, invece, i prezzi non li abbassa mai.
L’assaggio dei vini della Côte de Nuits ai Grands Jours de Bourgogne è sempre un fottuto tour de force, un tritacarne che inizia alzandosi poco dopo le sei di mattina e non finisce che dodici ore più tardi. Si assaggiano circa duecento vini, dividendosi fra tre sale degustazioni -fortunatamente a capienza contingentata per cui anche dove c’è folla la situazione resta sostenibile- a Vougeot, Gevrey-Chambertin e Nuits Saint-Georges. Non è un caso che la parte del leone la facciano i vini di Vosne-Romanée, Gevrey-Chambertin e Nuits Saint-Georges, anche per mere questioni numeriche di produttori e vini presentati, nonché della loro qualità media. Ma per quanto riguarda i livelli più alti, si sono assaggiate cose egregie da Morey Saint-Denis, e alcuni vini di Fixin e Marsannay hanno certamente ben figurato.
Data l’importanza della zona, e dei prezzi dei vini, ho deciso di presentare tre liste di dieci vini scelti, una per i Village, una per i Premier Cru e una per i Grand Cru. Procediamo, quindi.
PARTE QUINTA: COTE DE NUITS, I VILLAGE
Nessuna regola, se non “un solo vino per produttore”.
Marc Roy – Gevrey-Chambertin Clos Prieur 2022: in questo caso, ci piace vincere facile. Questa vigna, adiacente al Mazis-Chambertin, è in parte classificata Village e in parte Premier Cru, e diciamo che la differenza è essenzialmente burocratica. La mano sapiente e l’assoluta devozione alla qualità totale di Alexandrine Roy fanno il resto. Il Domaine ha giustamente un suo nutrito gruppo di estimatori, che ben sanno che il valore di questo vino è nettamente superiore alla sua denominazione: in altre parole, vale un ottimo Premier Cru dello stesso comune. Versione da manuale, già esplosiva al naso, frutti scuri, spezie, una mineralità spiccata e un certo carattere selvatico, di sottobosco. Bocca di perfetta corrispondenza, giustamente ricca e potente, matura, con un tannino di eccellente fattura che esce nel finale. Un piccolo capolavoro.
Cécile Tremblay – Vosne-Romanée Vieilles Vignes 2022: non devo essere certo io a investire i vini di Cécile Tremblay del sigillo di massima qualità, visto quanto siano ricercati e a che cifre siano scambiati di mano. Pur non salendo sul carro di chi la paragona a Madame Leroy, non ho problemi ad affermare come, negli ultimi dieci anni, la sua mano -inizialmente un po’ troppo calcata sull’elevage- si sia decisamente affinata fino a raggiungere una maestria in linea con l’hype. Ma parliamo del Vosne Village. Naso già complesso, al netto del legno che ancora a questo stadio è inevitabilmente in primo piano: frutti di bosco maturi, spezie orientali, the, un accenno balsamico. La bocca appare ancora piuttosto indietro, ma è encomiabile per l’equilibrio tra le sue componenti, si percepisce che è figlio di un’annata calda e che non ricorderemo per le acidità sferzanti, ma in prospettiva si tratta di un Village di livello assoluto.
Maison Lou Dumont – Gevrey-Chambertin 2022: i Grands Jours de Bourgogne sono un evento decisamente classico e conservatore, nel senso che i nuovi vignaioli naturali con un’immagine “fuori dal coro” usciti fuori negli ultimi vent’anni sono scarsamente rappresentati. La maggior parte dei vini in degustazione appartiene invece ad aziende storiche. Ciò nonostante, alcuni di questi “nuovi”, guardati spesso con sospetto e tacciati di essere modaioli e non valere i soldi che chiedono per i loro vini, confrontati fianco a fianco con i punti di riferimento della loro zona si comportano ottimamente. È il caso di Koji Nakada -comunque non l’ultimo arrivato considerando che ha fondato l’azienda nel 2003- in particolare con il suo Gevrey Village, che generalmente ha uno stile più sottile e verticale ma in quest’annata somiglia più a un eccellente, classico Gevrey. Molto pulito, fine, tipicamente speziato, bel frutto luminoso, bocca perfettamente corrispondente, profonda e fresca, verticale ma non scarna, raffinato e pieno di energia. 50% di legno nuovo ma non dà il minimo fastidio. Uno dei migliori vini mai usciti fuori da questa azienda.
Domaine Heresztyn-Mazzini – Gevrey-Chambertin Vieilles Vignes Cuvée Les Jouisses 2022: azienda storica sempre poco citata, ma che da una decina d’anni, ossia più o meno dal cambio di ragione sociale, ha conosciuto una costante crescita qualitativa, ed ecco che troviamo un suo vino citato tra i migliori di tutta la sua zona. Da vigne di 70 anni, 70% di grappolo intero (l’annata, va detto, si presta). Naso profondo, frutti neri, appena austero, qualche richiamo floreale e di terra bagnata. La bocca è potente, croccante, sapida, buona precisione, bella struttura. Un Gevrey vecchia scuola di quelli che non smettono mai di piacerci.
Domaine Berthaut-Gerbet – Vosne-Romanée 2022: Amelie Berthaut è ormai definitivamente entrata nel salotto buono della Borgogna, appena un gradino sotto gli inafferrabili mostri sacri ma certamente i suoi vini possono essere considerati a pieno titolo oggetti del desiderio. Buon per noi che l’azienda ne ha proposti in degustazione non meno di nove a rappresentare le sue vigne di Fixin, Gevrey-Chambertin, Vosne-Romanée e Flagey-Echezeaux. Naso più raffinato che potente, fragoline di bosco e ciliegie rosse, un po’ di spezie e di fiori, probabilmente deve ancora aprirsi. Al palato il profilo è definito, già pronto da bere, giustamente maturo, piacevole e lungo.
Domaine Bruno Clavelier – Vosne-Romanée Les Hautes Mazières 2022: un altro nome i cui Village e Premier Cru non deludono praticamente mai. Fra i tre Village presentati ho preferito questo, che ha un bell’impatto, profondo, frutta rossa matura e violette, potente come un vino di lignaggio superiore. La bocca è potente, tannino e acidità bene integrati. Come spesso accade con Clavelier, un Village che trascende la sua carta d’identità.
Domaine Bizot – Vosne-Romanée 2021: eccolo, il mostro sacro, che nonostante i suoi vini siano irreperibili (questa è la bottiglia più cara, sul mercato, di tutte le settanta presentate in questo report) continua a dare al pubblico referenziato una possibilità di venirne a contatto. La scelta è di presentare l’annata attualmente in commercio, ossia la 2021. Il naso, è, oggettivamente, spaziale: per intensità, fragranza, freschezza, precisione e sfaccettature, siamo ai massimi livelli. Un caleidoscopio di ciliegie, rose e lamponi che si irradia dal bicchiere come fanno solo i vini davvero fuori dall’ordinario. In bocca è fine, energico, con il giusto tannino, non un mostro di struttura e certamente già approcciabile. Se vale quello che costa, non sta a me dirlo: non sono nelle vostre tasche, certamente è un gran vino che soprattutto al naso, comparato con i suoi pari lignaggio, è in una categoria in cui rientrano in pochissimi (Leroy di sicuro, e ben pochi altri). Al contrario di altri vini magari meno esuberanti a questo stadio, pur non temendo l’invecchiamento non raggiungerà le vette che altri cru più nobili vinificati da grandi vignaioli potranno raggiungere: è in queste cose che la distinzione tra un Village e un Grand Cru continua a valere.
Domaine Jean-Michel Guillon – Gevrey-Chambertin Vieilles Vignes 2022: azienda poco modaiola, storica, ma di cui personalmente mi sono accorto solo negli ultimi anni, e a cui riconosco una qualità, soprattutto sui cru di Gevrey, mediamente eccellente. In questo momento il naso è piuttosto chiuso e deve ancora finire di integrare il legno (il Domaine utilizza solo botti nuove su tutti i vini), ma se ne intuisce il potenziale tra le spezie e i sentori terrosi. La bocca, però, stupisce già adesso per l’esuberanza e la potenza, è squadrata, profonda, giustamente tannica, di grande estrazione e con un finale di lunghezza che generalmente non troviamo in un Village. Dall’alto di vent’anni di esperienza di assaggi in Borgogna, posso sbilanciarmi dicendo che sarà grande.
Domaine Robert Chevillon – Nuits St. Georges Vieilles Vignes 2022: chiudiamo la rassegna dei Village della Côte de Nuits con due eccellenti Nuits St. Georges che indubbiamente si avvantaggiano della considerevole età delle vigne da cui provengono. Iniziamo con il produttore di riferimento del comune, che anche stavolta non ci delude. Il naso è fine e fragrante, ma al tempo stesso di encomiabile intensità, la bocca è precisa, succosa, più fresca e guizzante che potente, equilibrata, golosa ma più in qualità che in quantità. Bella complessità nel finale.
Domaine Truchetet – Nuits St. Georges Vieilles Vignes 2022: se Chevillon era già nome di punta a Nuits St. Georges quando ho iniziato a bere Borgogna, l’ascesa alle cronache di Morgan Truchetet è storia recente. Da vigne centenarie situate a Premeaux-Prissey. Naso intenso, grande densità delle note fruttate, in bocca mostra grande concentrazione e struttura, sorrette dalla giusta acidità e un tannino che integra perfettamente il profilo, è uno di queoi Nuits St. Georges austeri e seriosi, di grande caratura, lunghezza e capacità di invecchiamento.
Per il Village abbiamo dato, restano solo Premier Cru e Grand Cru, e li affronteremo presto.
La sesta e settima parte di questo report usciranno su questa newsletter quando avrò tempo.